Una gigafactory italiana di produzione degli stack e dei sistemi di elettrolisi alcalini, PEM e AEM entro il 2024. È questa la scommessa di H2 Energy srl, l’azienda costituita da Saro Capozzoli, Claudio Mascialino e Riccardo Ducoli, tre imprenditori e industriali bresciani. La gigafactory dovrebbe dare lavoro almeno a 350 persone. Il gruppo sta già sondando l’interesse di alcune Regioni. Per il Nord si parla di Piemonte ed Emilia Romagna.
H2 Energy prevede di produrre 7 MW nel 2022 e superare i 30 MW nel 2023, per poi salire a oltre 100 MW. L’impianto potrebbe dare lavoro ad almeno 350 persone. L’elettrolizzatore da 1 MW
L’azienda si è presentata alla Fiera della Tecnologia industriale di Hannover, che si è svolta dal 30 maggio al 2 giugno, con un elettrolizzatore per la generazione di idrogeno a livello industriale, con potenza da 1 MW a stack unico con tecnologia PEM (utilizzando elettrolizzatori a membrana Protonica). L’impianto esposto a Hannover, è il primo di cinque unità, ciascuna da 1 MW, basata sulla tecnologia PEM, frutto di una commessa destinata al Sud Italia. H2 Energy prevede di produrre 7 MW nel 2022 e di superare i 30 nel 2023, per poi salire con la produzione a oltre 100 MW.
«Vogliamo realizzare la prima fabbrica automatica di stack in Italia e diventare punto di riferimento per ottenere il meglio dal processo di elettrolisi e ottimizzare le ricerche su elettrolizzatori con membrane e senza. Inoltre stiamo allestendo un’area di test bench e siamo in grado di collaudare e testare prototipi da validare in scala reale anche per terzi», spiega Capozzoli.
La produzione di H2 Energy
H2 Energy realizza elettrolizzatori da usare in ambito industriale, basati sulle principali tecnologie attualmente presenti sul mercato: elettrolizzatori alcalini tradizionali (AWE), elettrolizzatori a membrana protonica (PEM) ed elettrolizzatori a membrana anionica di nuova generazione (AEM) per la quale entro il prossimo anno verrà il primo stack anch’esso da 1 MW a corpo unico. «Il nostro obiettivo – racconta Saro Capozzoli – è produrreidrogeno verde italiano (quello prodotto da rinnovabili, ndr) a livello industriale con tecnologie innovative e sempre più competitive. Non vogliamo dipendere da strutture e fornitori esteri per non ripetere gli errori che oggi ci fanno dipendere dai cinesi, per esempio, per la fornitura di impianti fotovoltaici. Per questo abbiamo costituito un importante laboratorio di ricerca e sviluppo con un team di esperti, chimici, ingegneri dei materiali e ricercatori che arrivano dalle migliori realtà italiane e straniere, accademiche e aziendali».
Dal settore alimentare agli aeroporti
I primi ordini di idrogeno sono già arrivati e riguardano il settore alimentare. «Molte fabbriche – spiega Capozzoli – hanno bisogno di vapore e per produrlo usano il metano che, dati i costi del gas, oggi è un problema. Noi lo sostituiamo con l’idrogeno verde. Ma le applicazioni dell’idrogeno sono molteplici. Abbiamo richieste per la logistica aeroportuale nel Nord Europa e dall’industria siderurgica, in particolare con le acciaierie, per trasformare l’acciaio in acciaio verde». L’azienda inoltre è in trattativa con il porto di Tallinn e diversi aeroporti europei, tra cui quello di Monaco di Baviera. H2 Energy ha avuto richieste anche dall’India per produrre elettrolizzatori alcalini. Un aspetto di cui si discute molto quando si parla di idrogeno è quello dello stoccaggio e del trasporto, per H2 Energy la soluzione è costruire piccoli stabilimenti dove serve energia a idrogeno e produrlo in loco. «Costa molto meno che realizzare grandi infrastrutture per il trasporto — sottolinea Capozzoli — ed è decisamente più efficace».